E’ un padre di famiglia. Una persona estremamente apprezzata nella sua comunità di Dunboyne, poco meno di settemila anime nel nord-ovest dell’Irlanda cattolica, nella quale vive con la moglie e i tre figli. A 53 anni si trova ricoverato al centro neurologico di Walton, in bilico tra la vita e la morte, colpito ripetutamente al capo con delle cinghie da persone che definire bestie sarebbe un insulto. Per le bestie.
Sean Cox è in condizioni molto critiche ma ha ancora possibilità di farcela. Se lo augurano i tifosi e i giocatori del Liverpool (Jordan Henderson gli ha dedicato un bellissimo post su Instagram). Se lo augurano tutte le persone normali e tutti gli appassionati di uno sport che troppo spesso diventa terra di conquista per gruppuscoli di delinquenti cui tutto interessa tranne l’avvenimento sportivo in sé. Provo vergogna per ciò che è accaduto non lontano da Anfield Road un’ora prima della partita di martedì sera. Un agguato in piena regola compiuto da vigliacchi incappucciati che non hanno avuto la pietà di fermarsi neanche di fronte all’evidenza di un corpo stesa a terra, inerme. I filmati postati in rete nei momenti immediatamente successivi agli scontri sono disarmanti.
Tanti tifosi della Roma un po’ attempati non vedevano l’ora di poter rivivere, dopo oltre trentaquattro anni, il fascino di una semifinale europea. Altri, più giovani, stavano per vedere con i propri occhi, per la prima volta, la propria squadra scendere in campo per un evento così importante. Ma alla fine a prevalere sono stati poche decine di stupidi. Gente frustrata che con il calcio non ha nulla a che vedere. Gente che con il tifo non ha nulla a che vedere. Gente italiana come me, ma che con quelli come me non ha nulla da spartire.
Spero che le autorità inglesi, in collaborazione con quelle italiane, riescano ad accertare in tempi brevi l’eventuale colpevolezza dei due ragazzi tuttora in stato di fermo. Dovesse emergere chiara la loro colpevolezza prego vivamente di sbatterli dentro e di buttare via la chiave. Di gente così non sappiamo cosa farcene in Italia. Il tifo violento va estirpato con qualsiasi mezzo a disposizione. Il termine “Ultras” deve tornare a rievocare l’attaccamento ad una città, la fede per una maglia e gli instancabili cori con cui le curve incitano dal primo al novantesimo minuto i propri beniamini. Basta con la violenza. Basta con gli “Hooligans de noantri”. Bisogna sbattere fuori dagli stadi PER SEMPRE chiunque si macchi, in quel contesto, di reati contro la persona e di reati contro il patrimonio (anche divellere un singolo seggiolino). Gli stadi, ed i luoghi ad essi adiacenti, devono tornare ad essere il luogo di ritrovo degli amanti dello sport. Devono poterci andare i padri con i figli, i ragazzi con le fidanzate, le scolaresche. Non è un utopia, bisognerebbe solo avere voglia di farlo.