Ci sarebbero tante cose da dire dopo una disfatta del genere eppure la voglia di parlare e/o scrivere scarseggia. Quel rigore fallito da Jorginho contro la Svizzera riecheggia da lontano come le campane a morte in una piazza ammutolita per le esequie di un suicida che non possono celebrarsi in Chiesa.
Ci siamo negati il mondiale da soli. Abbiamo staccato la spina mentalmente mesi e mesi fa, travolti dalle beghe casalinghe di un calcio che vive di polemiche e rivalità miopi. Abbiamo pensato a preservarci per il campionato sottovalutando gli impegni che ci avrebbero potuto portare, da campioni d’Europa in carica, a poter recitare un ruolo da protagonisti (al momento non si vedono squadre schiacciasassi) nel primo mondiale invernale della storia.
La nostra mentalità è provinciale. Da sempre siamo capaci di dare il meglio quando arriviamo all’evento clou ma tendiamo a distrarci pesantemente durante il percorso che, prima di giungere a tali eventi clou, bisogna obbligatoriamente portare a termine.
Prevalgono il fastidio manifesto per le pause della nazionale che interrompono i nostri campionati. Abbondano “infortuni” che, puntualmente, privano all’ultimo momento il ct di alcuni dei giocatori di cui avrebbe bisogno per affrontare gli impegni in calendario in tali pause. Campeggia l’ostinazione nel credere (ancora nel 2022 e a fronte di un discreto numero di “figure di palta” che avrebbero dovuto fare scuola) che partite contro nazionali come la Bulgaria e l’Irlanda del nord debbano essere affrontate come delle scampagnate di fine estate.
I meriti per la vittoria del Campionato europeo 2020 non erano tutti del Mancio. Non sono tutte sue anche colpe per questa misera disfatta.
Il commissario tecnico ha provato in questi anni a creare un “sistema” che potesse garantire alle nostre nazionali di tutte le età di essere maggiormente coordinate. Ha avuto il coraggio di lanciare nella mischia, rischiando, giocatori giovani che i suoi predecessori avrebbero sicuramente ignorato. Ha dotato gli azzurri di un gioco propositivo e che si è visto per lunghi tratti anche ieri sera e nelle altre uscite poco felici degli ultimi mesi. Ma non è bastato.
Ora bisognerebbe capire se non è bastato perché le potenzialità di tale progetto necessitano di ulteriore tempo per dispiegarsi completamente oppure se non è bastato perché, molto banalmente e per nostri evidenti limiti, non ci sono più margini di miglioramento.
Io una risposta netta non ce l’ho. So solo che l’idea di ricominciare di nuovo tutto da capo (con chi poi?) mi getta nello sconforto più totale.
In un’epoca in cui, sotto i nostri occhi impotenti, si stanno sgretolando decenni di certezze, lasciatemi almeno in commissario tecnico della nazionale. Almeno fino all’Europeo del 2024…semmai si riuscirà ad organizzare un Campionato Europeo di calcio nell’anno del Signore 2024. Ma nutro forti dubbi in merito…e questo comunque è un altro discorso.